Scuola domenicale per bambini - III Grado

Lettura settimanale

 

 

Domenica 28 Luglio 2024

Lettura della 2.a Domenica del Leone


Parola-chiave: Dominio, Lealtà

 

Questo mese il nostro Angelo Stellare del Sole ci sta dicendo di essere gentili, amorevoli, bravi e forti.

Proprio come un gruppo di persone che vivono insieme ha bisogno di un governo che faccia le leggi per essi e controllino che le leggi siano osservate, così anche ogni persona ha bisogno di un governo interiore che regoli i pensieri, i sentimenti e le azioni. Tutti noi abbiamo tentato in un modo o in un altro di governare noi stessi, ma probabilmente non abbiamo pensato molto sul fatto che era quello che stavamo in realtà facendo. Tutti sappiamo, ad esempio, che non è bene arrabbiarsi, e tutti probabilmente abbiamo avuto momenti in cui abbiamo pensato di avere dei buoni motivi per essere arrabbiati con qualcuno, ma ci siamo tenuti dentro la nostra rabbia. Facendo questo, abbiamo governato noi stessi. In altri momenti, invece, ci siamo arrabbiati anche sapendo che non avremmo dovuto, e facendo questo non ci siamo governati molto bene. Avevamo fatto la legge per noi stessi, ma non l’abbiamo osservata.

Ci sono molte altre cose per cui potremmo fare delle leggi per noi stessi: fare i compiti con allegria e senza che qualcuno ce lo ricordi, o terminarli ogni giorno, o essere gentili con i nuovi bambini dei nostri vicini, o condividere quello che abbiamo, o cercare di aiutare le persone che ne hanno bisogno. Chi sa proporne qualche altro? (Discussione)

Questa settimana, supponiamo che ciascuno di voi faccia una lista di leggi interiori – le leggi che pensate siano le più importanti per voi – e domenica prossima ne parleremo insieme, per vedere quanto siete stati capaci di mantenere le vostre leggi.

C’è qualcos’altro da ricordare riguardo questo governo da stabilire per noi stessi, ed è il bisogno di lealtà. Quando ci si chiede di essere leali verso il proprio governo, significa che ci si chiede di sostenerlo, di aiutarlo e di obbedire alle sue leggi. Allo stesso modo, dobbiamo essere leali verso i nostri ideali e le leggi che stabiliamo per noi stessi.

Supponiamo che decidiamo di fare una legge per noi stessi che dica: “Tenterò di essere più d’aiuto alle altre persone”. Questo è sicuramente un ideale che vale la pena sostenere, e se un ideale è degno di essere stabilito, è anche degno che siamo leali verso di esso. In altre parole, se in un certo momento stabiliamo un ideale per noi, dovremmo fare del nostro meglio per seguirlo sempre, e non dire: “Va bene, sarò utile domani. Oggi andrò nel parco a giocare”.

La Bibbia ci dice come il Cristo Gesù insegnava alla gente e guariva gi ammalati. I Suoi due grandi ideali erano di amare e di servire tutti; e l’amore e il servizio sono i due ideali che sia Dio che il Cristo vogliono che anche noi seguiamo, e che diventino la parte più importante della nostra vita. Il Cristo Gesù seguì sempre i Suoi ideali, e dobbiamo farlo anche noi.

Ricordiamo, allora, questa settimana che dobbiamo stabilire le leggi per noi stessi, ed essere leali verso di esse, e domenica prossima vedremo che cosa abbiamo compiuto.

 

 

 

Lezione Biblica – Genesi 42; 43: 1-26

 

Giuseppe riceve i suoi fratelli – Parte I

 

Testo d’oro: Mio Dio, questo io desidero, la tua legge è nel profondo del mio cuore. Salmi 40:9.

 

“Sento dire che c’è grano in Egitto; andate là e compratene, così che possiamo vivere e non morire”. Così disse Giacobbe, il padre di Giuseppe, AI suoi figli, poiché la carestia si era diffusa anche nella sua terra. Dieci dei fratelli andarono in Egitto, ma il più giovane, Beniamino, restò a casa, perché il padre temeva che gli accadesse qualche cosa, come era successo a Giuseppe.

Per acquistare il grano, i fratelli dovevano presentarsi davanti a Giuseppe. Egli li riconobbe, ma essi non lo riconobbero perché si rivolse rudemente a loro: “Da dove venite?”, chiese. “Veniamo dalla terra di Canaan a comprare cibo”. “Siete delle spie”. “No, mio signore, siamo venuti solo per comprare del cibo. Siamo tutti figli di un solo padre; siamo sinceri, non delle spie”.

Ancora Giuseppe li accusò, ed essi risposero: “siamo dodici fratelli, figli di un uomo della terra di Canaan, il più giovane è con nostro padre, e uno non c’è più”.

Ancora Giuseppe li chiamò spie, e disse: “Voi non ripartirete finché il vostro fratello più giovane non sarà qui. Mandate uno di voi a prendere vostro fratello, mentre il resto rimarrà in prigione, così da provare se avete detto la verità o no”.

Li mise tutti in custodia per tre giorni, dopodiché li chiamò e disse: “Fate questo e vivrete, perché io temo Dio. Se siete sinceri, lasciate uno di voi in prigione, e il resto vada e porti il grano per la carestia a casa vostra; poi porti vostro fratello più giovane da me; così le vostre parole potranno essere verificate, e voi non morirete”.

I fratelli parlarono fra loro, e pensarono che questa afflizione fosse caduta su di loro a causa di quello che avevano fatto a Giuseppe tanto tempo prima. Ancora non si erano resi conto che Giuseppe era l’uomo dal quale stavano cercando di comprare il grano. Ruben ricordò loro che lui aveva chiesto che fossero gentili con il piccolo Giuseppe, ma essi non lo ascoltarono. Giuseppe ascoltava mentre parlavano fra loro, e sentiva quello che dicevano, e pianse. Poi mise uno dei fratelli, chiamato Simone, in prigione.

Giuseppe comandò ai suoi servitori: “Riempite i loro sacchi di grano, rimettete il denaro di ognuno nel suo sacco, e date loro le provviste per il viaggio”. I fratelli caricarono i sacchi di grano sulle loro bestie e si incamminarono verso casa. Quando uno di loro aprì il proprio sacco per dare da mangiare alla sua bestia, scoprì il denaro. Tutti i fratelli si spaventarono quando videro questo, dicendosi l’un l’altro: “Che è mai questo che Dio ci ha fatto?”.

Una volta giunti a casa, raccontarono al padre tutto quello che era accaduto. Quando tutti i fratelli aprirono il loro sacco, anch’essi scoprirono che il denaro era stato loro restituito.

Quando tutto il grano fu consumato, Giacobbe chiese ai fratelli di ritornare in Egitto per acquistare ancora cibo. I fratelli gli ricordarono che era stato chiesto loro di portare Beniamino e, riluttante, Giacobbe acconsentì di lasciarlo andare con loro. Solo consigliò loro di ritornare il denaro che avevano trovato nei loro sacchi.

Quando Giuseppe vide Beniamino con i suoi fratelli, disse ai suoi servitori: “Portate quegli uomini nella mia casa e preparate perché pranzino con me a mezzogiorno”.

Ancora una volta i fratelli si intimorirono quando furono condotti nella casa di Giuseppe – non avendolo ancora riconosciuto. Pensavano che Giuseppe volesse punirli per aver portato via il denaro nei loro sacchi, e mostrarono al maggiordomo di Giuseppe che lo avevano portato indietro con loro. Il maggiordomo tuttavia li rassicurò, dicendo che il denaro gli era stato dato da Giuseppe perché lo mettesse nei loro sacchi.

Allora Simone fu liberato per ricongiungersi a loro, e fu dato loro cibo per i loro cammelli e acqua per lavarsi. Poi i fratelli andarono a mangiare con Giuseppe, ponendo i doni che avevano portato ai suoi piedi, e inchinandosi davanti a lui. Così si avverò il vecchio sogno che aveva fatto Giuseppe, che la sua famiglia si sarebbe inchinata davanti a lui.

Domenica prossima scopriremo che cosa successe durante questo secondo incontro di Giuseppe con i suoi fratelli.