Analisi della Genesi

Il Diluvio - Noè - La Torre di Babele


Capitolo VI  

Figli di Dio e figli degli uomini.

 

1. Quando gli uomini cominciarono a moltiplicarsi sulla terra e nacquero loro figlie, 2. i figli di Dio[1] videro che le figlie degli uomini erano belle e ne presero per mogli quante ne vollero. 3. Allora Jehovah disse: «Il mio spirito non resterà sempre nell'uomo, perché egli è carne e la sua vita sarà di centoventi anni».

4. C'erano sulla terra i giganti a quei tempi - e anche dopo - quando i figli di Dio si univano alle figlie degli uomini e queste partorivano loro dei figli: sono questi gli eroi dell'antichità, uomini famosi.

 

 

Il Diluvio

 

5. Jehovah vide che la malvagità degli uomini era grande sulla terra e che ogni disegno concepito dal loro cuore non era altro che male. 6. E Jehovah si pentì di aver fatto l'uomo sulla terra e se ne addolorò in cuor suo. 7. Jehovah disse: «Sterminerò dalla terra l'uomo che ho creato: con l'uomo anche il bestiame e i rettili e gli uccelli del cielo, perché sono pentito d'averli fatti». 8. Ma Noè [2] trovò grazia agli occhi di Jehovah.

9. Questa è la storia di Noè. Noè era uomo giusto e integro tra i suoi contemporanei e camminava con Dio. 10. Noè generò tre figli: Sem, Cam, e Iafet[3]. 11. Ma la terra era corrotta davanti a Dio e piena di violenza.

12. Dio guardò la terra ed ecco essa era corrotta, perché ogni uomo aveva pervertito la sua condotta sulla terra.

13. Allora Dio disse a Noè: «È venuta per me la fine di ogni uomo, perché la terra, per causa loro, è piena di violenza; ecco, io li distruggerò insieme con la terra. 14. Fatti un'arca di legno di cipresso; dividerai l'arca in scompartimenti e la spalmerai di bitume dentro e fuori. 15. Ecco come devi farla: l'arca avrà trecento cubiti di lunghezza, cinquanta di larghezza e trenta di altezza. 16. Farai nell'arca un tetto e a un cubito più sopra la terminerai; da un lato metterai la porta dell'arca. La farai a piani: inferiore, medio e superiore [4].

17. Ecco io manderò il diluvio, cioè le acque [5], sulla terra, per distruggere sotto il cielo ogni carne, in cui è alito di vita; quanto è sulla terra perirà [6]. 18. Ma con te io stabilisco la mia alleanza. Entrerai nell'arca tu e con te i tuoi figli, tua moglie e le mogli dei tuoi figli. 19. Di quanto vive, di ogni carne, introdurrai nell'arca due di ogni specie, per conservarli in vita con te: siano maschio e femmina. 20. Degli uccelli secondo la loro specie, del bestiame secondo la propria specie e di tutti i rettili della terra secondo la loro specie, due d'ognuna verranno con te, per essere conservati in vita [7]. 21. Quanto a te, prenditi ogni sorta di cibo da mangiare e raccoglilo presso di te: sarà di nutrimento per te e per loro». 22. Noè eseguì tutto; come Dio gli aveva comandato, così egli fece.

 

 

Capitolo VII  

Il Diluvio.

 

1. Jehovah disse a Noè: «Entra nell'arca tu con tutta la tua famiglia, perché ti ho visto giusto dinanzi a me in questa generazione. 2. D'ogni animale mondo prendine con te sette paia, il maschio e la sua femmina; degli animali che non sono mondi un paio, il maschio e la sua femmina. 3. Anche degli uccelli mondi del cielo, sette paia[8], maschio e femmina, per conservarne in vita la razza su tutta la terra. 4. Perché tra sette giorni farò piovere sulla terra per quaranta giorni[9] e quaranta notti; sterminerò dalla terra ogni essere che ho fatto». 5. Noè fece quanto Jehovah gli aveva comandato.

6. Noè aveva seicento anni, quando venne il diluvio, cioè le acque sulla terra. 7. Noè entrò nell'arca e con lui i suoi figli, sua moglie e le mogli dei suoi figli, per sottrarsi alle acque del diluvio. 8. Degli animali mondi e di quelli immondi [10], degli uccelli e di tutti gli esseri che strisciano sul suolo 9. entrarono a due a due con Noè nell'arca, maschio e femmina, come Dio aveva comandato a Noè.

10. Dopo sette giorni, le acque del diluvio furono sopra la terra; 11. nell'anno seicentesimo della vita di Noè, nel secondo mese, il diciassette del mese, proprio in quello stesso giorno, eruppero tutte le sorgenti del grande abisso e le cateratte del cielo si aprirono. 12. Cadde la pioggia sulla terra per quaranta giorni e quaranta notti. 13. In quello stesso giorno entrò nell'arca Noè con i figli Sem, Cam e Iafet, la moglie di Noè, le tre mogli dei suoi tre figli: 14. essi e tutti i viventi secondo la loro specie e tutto il bestiame secondo la sua specie e tutti i rettili che strisciano sulla terra secondo la loro specie, tutti i volatili secondo la loro specie, tutti gli uccelli, tutti gli esseri alati. 15. Vennero dunque a Noè nell'arca, a due a due, di ogni carne in cui è il soffio di vita. 16. Quelli che venivano, maschio e femmina d'ogni carne, entrarono come gli aveva comandato Dio: Jehovah chiuse la porta dietro di lui.

 17. Il diluvio durò sulla terra quaranta giorni: le acque crebbero e sollevarono l'arca che si innalzò sulla terra. 18. Le acque divennero poderose e crebbero molto sopra la terra e l'arca galleggiava sulle acque. 19. Le acque si innalzarono sempre più sopra la terra e coprirono tutti i monti più alti che sono sotto tutto il cielo. 20. Le acque superarono in altezza di quindici cubiti i monti che avevano ricoperto.

21. Perì ogni essere vivente che si muove sulla terra, uccelli, bestiame e fiere e tutti gli esseri che brulicano sulla terra e tutti gli uomini. 22. Ogni essere che ha un alito di vita nelle narici, cioè quanto era sulla terra asciutta morì.

23. Così fu sterminato ogni essere che era sulla terra: con gli uomini, gli animali domestici, i rettili e gli uccelli del cielo; essi furono sterminati dalla terra e rimase solo Noè e chi stava con lui nell'arca.

24. Le acque restarono alte sopra la terra centocinquanta giorni.

 

 

Capitolo VIII  

L’abbassamento delle acque.

 

1. Dio si ricordò di Noè, di tutte le fiere e di tutti gli animali domestici che erano con lui nell'arca. Dio fece passare un vento sulla terra e le acque si abbassarono. 2. Le fonti dell'abisso e le cateratte del cielo furono chiuse e fu trattenuta la pioggia dal cielo; 3. le acque andarono via via ritirandosi dalla terra e calarono dopo centocinquanta giorni. 4. Nel settimo mese, il diciassette del mese, l'arca si posò sui monti dell'Ararat[11]. 5. Le acque andarono via via diminuendo fino al decimo mese. Nel decimo mese, il primo giorno del mese, apparvero le cime dei monti.

6. Trascorsi quaranta giorni, Noè aprì la finestra che aveva fatta nell'arca e fece uscire un corvo per vedere se le acque si fossero ritirate. 7. Esso uscì andando e tornando finché si prosciugarono le acque sulla terra. 8. Noè poi fece uscire una colomba[12], per vedere se le acque si fossero ritirate dal suolo; 9. ma la colomba, non trovando dove posare la pianta del piede, tornò a lui nell'arca, perché c'era ancora l'acqua su tutta la terra. Egli stese la mano, la prese e la fece rientrare presso di sé nell'arca. 10. Attese altri sette giorni e di nuovo fece uscire la colomba dall'arca 11. e la colomba tornò a lui sul far della sera; ecco, essa aveva nel becco un ramoscello di ulivo. Noè comprese che le acque si erano ritirate dalla terra. 12. Aspettò altri sette giorni, poi lasciò andare la colomba; essa non tornò più da lui.

13. L'anno seicentouno della vita di Noè, il primo mese, il primo giorno del mese, le acque si erano prosciugate sulla terra; Noè tolse la copertura dell'arca ed ecco la superficie del suolo era asciutta. 14. Nel secondo mese, il ventisette del mese, tutta la terra fu asciutta.

 

L'uscita dall'arca

 

15. Dio ordinò a Noè: 16. «Esci dall'arca tu e tua moglie, i tuoi figli e le mogli dei tuoi figli con te. 17. Tutti gli animali d'ogni specie che hai con te, uccelli, bestiame e tutti i rettili che strisciano sulla terra, falli uscire con te, perché possano diffondersi sulla terra, siano fecondi e si moltiplichino su di essa».

18. Noè uscì con i figli, la moglie e le mogli dei figli. 19. Tutti i viventi e tutto il bestiame e tutti gli uccelli e tutti i rettili che strisciano sulla terra, secondo la loro specie, uscirono dall'arca. 20. Allora Noè edificò un altare al Signore; prese ogni sorta di animali mondi e di uccelli mondi e offrì olocausti sull'altare. 21. Il Signore ne odorò la soave fragranza e pensò: «Non maledirò più il suolo a causa dell'uomo, perché l'istinto del cuore umano è incline al male fin dalla adolescenza; né colpirò più ogni essere vivente come ho fatto.

22. Finché durerà la terra,
seme e messe,
freddo e caldo,
estate e inverno,
giorno e notte
non cesseranno»[13].

 

 

Capitolo IX

 Il nuovo ordine del mondo.

 

1. Dio benedisse Noè e i suoi figli e disse loro: «Siate fecondi e moltiplicatevi e riempite la terra. 2. Il timore e il terrore di voi sia in tutte le bestie selvatiche e in tutto il bestiame e in tutti gli uccelli del cielo. Quanto striscia sul suolo e tutti i pesci del mare sono messi in vostro potere. 3. Quanto si muove e ha vita vi servirà di cibo: vi do tutto questo, come gia le verdi erbe. 4. Soltanto non mangerete la carne con la sua vita, cioè il suo sangue. 5. Del sangue vostro anzi, ossia della vostra vita, io domanderò conto; ne domanderò conto ad ogni essere vivente e domanderò conto della vita dell'uomo all'uomo, a ognuno di suo fratello.

6. Chi sparge il sangue dell'uomo
dall'uomo il suo sangue sarà sparso[14],
perché ad immagine di Dio
Egli ha fatto l'uomo.
7. E voi, siate fecondi e moltiplicatevi[15],
siate numerosi sulla terra e dominatela».

8. Dio disse a Noè e ai sui figli con lui: 9. «Quanto a me, ecco io stabilisco la mia alleanza coni vostri discendenti dopo di voi; 10. con ogni essere vivente che è con voi, uccelli, bestiame e bestie selvatiche, con tutti gli animali che sono usciti dall'arca. 11. Io stabilisco la mia alleanza con voi: non sarà più distrutto nessun vivente dalle acque del diluvio, né più il diluvio devasterà la terra»[16].

12. Dio disse:

«Questo è il segno dell'alleanza,
che io pongo
tra me e voi
e tra ogni essere vivente
che è con voi
per le generazioni eterne.
13. Il mio arco pongo sulle nubi[17]
ed esso sarà il segno dell'alleanza
tra me e la terra.
14. Quando radunerò
le nubi sulla terra
e apparirà l'arco sulle nubi
15. ricorderò la mia alleanza
che è tra me e voi
e tra ogni essere che vive in ogni carne
e non ci saranno più le acque
per il diluvio, per distruggere ogni carne.
16. L'arco sarà sulle nubi
e io lo guarderò per ricordare l'alleanza eterna
tra Dio e ogni essere che vive in ogni carne
che è sulla terra».

17. Disse Dio a Noè: «Questo è il segno dell'alleanza che io ho stabilito tra me e ogni carne che è sulla terra».

 

 

Noè e i suoi figli

 

18. I figli di Noè che uscirono dall'arca furono Sem, Cam e Iafet; Cam è il padre di Canaan. 19. Questi tre sono i figli di Noè e da questi fu popolata tutta la terra.

20. Ora Noè, coltivatore della terra, cominciò a piantare una vigna. 21. Avendo bevuto il vino, si ubriacò[18] e giacque scoperto [19] all'interno della sua tenda. 22. Cam, padre di Canaan, vide il padre scoperto e raccontò la cosa ai due fratelli che stavano fuori[20]. 23. Allora Sem e Iafet presero il mantello, se lo misero tutti e due sulle spalle e, camminando a ritroso, coprirono il padre scoperto; avendo rivolto la faccia indietro, non videro il padre scoperto.

24. Quando Noè si fu risvegliato dall'ebbrezza, seppe quanto gli aveva fatto il figlio minore; 25. allora disse:
«Sia maledetto Canaan!
Schiavo degli schiavi
sarà per i suoi fratelli!». 26. Disse poi:

«Benedetto il Signore, Dio di Sem,
Canaan sia suo schiavo!
27. Dio dilati Iafet
e questi dimori nelle tende di Sem,
Canaan sia suo schiavo!».

28. Noè visse, dopo il diluvio, trecentocinquanta anni. 29. L'intera vita di Noè fu di novecentocinquanta anni, poi morì.

 

 

Capitolo X

La Terra popolata.

 

1. Questa è la discendenza dei figli di Noè: Sem, Cam e Iafet, ai quali nacquero figli dopo il diluvio.

2. I figli di Iafet: Gomer, Magog, Madai, Iavan, Tubal, Mesech e Tiras.

3. I figli di Gomer: Askenaz, Rifat e Togarma.

4. I figli di Iavan: Elisa, Tarsis, quelli di Cipro e quelli di Rodi.

5. Da costoro derivarono le nazioni disperse per le isole nei loro territori, ciascuno secondo la propria lingua e secondo le loro famiglie, nelle loro nazioni.

6. I figli di Cam: Etiopia, Egitto, Put e Canaan.

7. I figli di Etiopia: Seba, Avìla, Sabta, Raama e Sàbteca.

I figli di Raama: Saba e Dedan.

8. Ora Etiopia generò Nimrod: costui cominciò a essere potente sulla terra.

9. Egli era valente nella caccia davanti a Jehovah, perciò si dice: «Come Nimrod, valente cacciatore davanti a Jehovah»[21]. 10. L'inizio del suo regno fu Babele, Uruch, Accad e Calne, nel paese di Sennaar. 11. Da quella terra si portò ad Assur e costruì Ninive, Recobot-Ir e Càlach 12. e Resen tra Ninive e Càlach; quella è la grande città.

13. Egitto generò quelli di Lud, Anam, Laab, Naftuch, 14. Patros, Casluch e Caftor, da dove uscirono i Filistei.

15. Canaan generò Sidone, suo primogenito, e Chet 16. e il Gebuseo, l'Amorreo, il Gergeseo, 17. l'Eveo, l'Archita e il Sineo, 18. l'Arvadita, il Semarita e l'Amatita. In seguito si dispersero le famiglie dei Cananei. 19. Il confine dei Cananei andava da Sidone in direzione di Gerar fino a Gaza, poi in direzione di Sòdoma, Gomorra, Adma e Zeboim, fino a Lesa. 20. Questi furono i figli di Cam secondo le loro famiglie e le loro lingue, nei loro territori e nei loro popoli.

21. Anche a Sem, padre di tutti i figli di Eber, fratello maggiore di Jafet, nacque una dicendenza.

22. I figli di Sem[22]: Elam, Assur, Arpacsad, Lud e Aram.

23. I figli di Aram: Uz, Cul, Gheter e Mas.

24. Arpacsad generò Selach e Selach generò Eber. 25. A Eber nacquero due figli: uno si chiamò Peleg, perché ai suoi tempi fu divisa la terra, e il fratello si chiamò Joktan.

26. Joktan generò Almodad, Selef, Ascarmavet, Jerach, 27. Adòcam, Uzal, Dikla, 28. Obal, Abimaèl, Saba, 29. Ofir, Avìla e Ibab. Tutti questi furono i figli di Joktan; 30. la loro sede era sulle montagne dell'oriente, da Mesa in direzione di Sefar.

31. Questi furono i figli di Sem secondo le loro famiglie e le loro lingue, territori, secondo i loro popoli.

32. Queste furono le famiglie dei figli di Noè secondo le loro generazioni, nei loro popoli. Da costoro si dispersero le nazioni sulla terra dopo il diluvio.

 

 



[1] Qui si parla degli spiriti luciferici che si univano alle figlie degli uomini, procreando mostri che dovevano andare distrutti.

[2] Noè è un nome generico per rappresentare l’umanità che era matura per passare dall’EPOCA ATLANTIDEA all’EPOCA ARIANA attuale.

[3] “Sem” significa “cielo”, “Cam” significa “oscurità” e “Iafet” significa “ampliato”: lo spirito che agisce nel corpo amplia i propri poteri per mezzo dell’esperienza.

[4] L’Arca simbolizza il corpo-anima: il risultato del comportamento retto e compassionevole.

[5] Ciclicamente distruzioni consentono il progresso della Terra e dei suoi abitanti, distruggendo condizioni non più adatte e favorendone di nuove. Il diluvio fu una distruzione per mezzo dell’acqua; la prossima distruzione dovrà avvenire attraverso il fuoco.

[6] “La storia della nascita, caduta e distruzione dell’Atlantide si può leggere nelle stelle. I vari passaggi elencati avvennero in cicli successivi di tempo e sotto condizioni che si ricapitolavano in cerchi minori descritti nel passaggio del sole per precessione attraverso i segni del Cancro, dei Gemelli e del Toro.” (C. Heline)

[7] La forma fisica esteriore perisce, ma la vita interiore trova la sua radice nei piani spirituali, e non può morire. Noè portò con sé nell’Arca i “campioni” spirituali di ogni specie, per mezzo dei quali si sarebbe potuto successivamente conservare e perpetuare l’esistenza.

[8] Il ripetersi di numeri significativi per la storia spirituale dell’uomo dimostra che il racconto nasconde significati simbolici.

[9] Qui il numero quaranta rappresenta il tempo necessario per preparare la nuova civiltà Ariana; il significato è lo stesso del viaggio di Mosè dall’Egitto alla Terra Promessa in “Esodo”, durato anch’esso quarant’anni: i due racconti presentano diversi aspetti dello stesso avvenimento.

[10] L’evoluzione è una spirale, e i cicli si ripetono a livelli sempre più elevati. Così, un nuovo passaggio attende noi, da ARIANA ad ACQUARIA, con una nuova separazione fra giusti e ingiusti (mondi e immondi). In quell’Era l’uomo tornerà ad avere accesso all’Albero della Vita, avendo trasmutato la degenerazione in rigenerazione.

 

[11] “Ararat” significa “luogo elevato e santo”: su di esso l’anima potrà riposarsi quando avrà vinto i desideri inferiori, causa del diluvio.

[12] Il corvo rappresenta i desideri inferiori che devono essere elevati e trasmutati prima che la bianca colomba possa tornare con il “ramoscello d’ulivo”, simbolo della rigenerazione ottenuta. Il corpo-anima – l’Arca – avrà così realizzato la sua missione.

[13] La Terra successiva al diluvio iniziò a conoscere le stagioni: in Atlantide quasi non v’era differenza fra una stagione e l’altra, e l’uomo viveva nell’atmosfera acquosa che tutto ricopriva: con il diluvio, le acque si raccolsero e l’”asciutto” divenne l’habitat dell’uomo, accentuando le diversità fra asciutto e bagnato, caldo e freddo, notte e giorno, e fra le stagioni (si può quindi anche presumere un cambiamento di inclinazione dell’asse terrestre).

[14] Qui Jehovah assume il proprio ruolo di Legislatore, ed enuncia la Legge di Conseguenza.

[15] E qui quello di rettore della generazione.

[16] Lemuria fu distrutta dal fuoco, Atlantide dall’acqua; nuovamente il fuoco permetterà all’Ariana di trasformarsi in Acquaria.

[17] La nostra perciò è anche definita “l’era dell’arcobaleno”. Prima del diluvio, in Atlantide, l’arcobaleno non poteva esistere, poiché solo con l’atmosfera asciutta di Ariana ciò si è potuto manifestare.

[18] In questo racconto è descritta l’ulteriore immersione dell’uomo nella materia. Perdendo contatto con le guide superiori contestualmente all’oblio della propria dimensione spirituale, l’uomo cercò di sostituire il vuoto conseguente con uno “spirito stimolante esterno” reperibile nel mondo fisico: l’uva fermentata. Il vino diventò così necessario al proseguimento dell’esperienza umana sulla Terra, fino all’avvento della Nuova Alleanza (cioè fino alla cena di Cana in cui per l’ultima volta Gesù cambiò l’acqua in vino “non essendo ancora venuto il suo tempo”).

[19] Essendo però un falso (esterno) spirito, ne diviene schiavo imbrigliando la natura emozionale al livello più basso.

[19] Cam, rappresentando una coscienza spirituale oscurata, a causa di questa sua azione dovrà servire i fratelli Sem (la natura superiore) e Iafet (la mente) (v/versetti 25 e 27).

 

[21] Nimrod rappresenta l’uomo che soggioga la terra, imponendo il proprio desiderio di dominio e possesso. Egli simbolizza la forza della natura inferiore che sottomette la natura superiore. Costruì una città murata, immagine dell’io inferiore chiuso nel suo io separato. Tutto questo porterà all’età del ferro: il potere e la forza erano diritto.

[22] Da Sem deriveranno gli Ebrei.

 

Capitolo XI

 La Torre di Babele.

 

1. Tutta la terra aveva una sola lingua e le stesse parole.  2. Emigrando dall'oriente[1] gli uomini capitarono in una pianura nel paese di Sennaar e vi si stabilirono.  3. Si dissero l'un l'altro: «Venite, facciamoci mattoni e cuociamoli al fuoco». Il mattone servì loro da pietra e il bitume da cemento.  4. Poi dissero: «Venite, costruiamoci una città e una torre, la cui cima tocchi il cielo[2] e facciamoci un nome[3], per non disperderci su tutta la terra».  5. Ma Jehovah scese a vedere la città e la torre che gli uomini stavano costruendo.  6. Jehovah disse: «Ecco, essi sono un solo popolo e hanno tutti una lingua sola; questo è l'inizio della loro opera e ora quanto avranno in progetto di fare non sarà loro impossibile.  7. Scendiamo dunque e confondiamo la loro lingua, perché non comprendano più l'uno la lingua dell'altro»[4].  8. Jehovah li disperse di là su tutta la terra ed essi cessarono[5] di costruire la città.  9. Per questo la si chiamò Babele[6], perché là Jehovah confuse la lingua di tutta la terra e di là il Signore li disperse su tutta la terra.

 

I patriarchi postdiluviani

 

 10. Questa è la discendenza di Sem: Sem aveva cento anni quando generò Arpacsad, due anni dopo il diluvio;  11. Sem, dopo aver generato Arpacsad, visse cinquecento anni e generò figli e figlie.

 12. Arpacsad aveva trentacinque anni quando generò Selach;  13. Arpacsad, dopo aver generato Selach, visse quattrocentotrè anni e generò figli e figlie.

 14. Selach aveva trent'anni quando generò Eber;  15. Selach, dopo aver generato Eber, visse quattrocentotrè anni e generò figli e figlie.

 16. Eber aveva trentaquattro anni quando generò Peleg;  17. Eber, dopo aver generato Peleg, visse quattrocentotrenta anni e generò figli e figlie.

 18. Peleg aveva trent'anni quando generò Reu;  19. Peleg, dopo aver generato Reu, visse duecentonove anni e generò figli e figlie.

 20. Reu aveva trentadue anni quando generò Serug;  21. Reu, dopo aver generato Serug, visse duecentosette anni e generò figli e figlie.

 22. Serug aveva trent'anni quando generò Nacor;  23. Serug, dopo aver generato Nacor, visse duecento anni e generò figli e figlie.

 24. Nacor aveva ventinove anni quando generò Terach;  25. Nacor, dopo aver generato Terach, visse centodiciannove anni e generò figli e figlie.

 26. Terach aveva settant'anni quando generò Abram [7], Nacor e Aran.

 

La discendenza di Terach

 

 27. Questa è la posterità di Terach [8]: Terach generò Abram, Nacor e Aran: Aran generò Lot.  28. Aran poi morì alla presenza di suo padre Terach nella sua terra natale, in Ur dei Caldei.  29. Abram e Nacor si presero delle mogli; la moglie di Abram si chiamava Sarai e la moglie di Nacor Milca, ch'era figlia di Aran, padre di Milca e padre di Isca.  30. Sarai era sterile e non aveva figli.

 31. Poi Terach prese Abram, suo figlio, e Lot, figlio di Aran, figlio cioè del suo figlio, e Sarai sua nuora, moglie di Abram suo figlio, e uscì con loro da Ur dei Caldei per andare nel paese di Canaan. Arrivarono fino a Carran e vi si stabilirono.

 32. L'età della vita di Terach fu di duecentocinque anni; Terach morì in Carran.

 



[1] Tutti gli uomini avevano la medesima origine (Oriente), e parlavano la stessa lingua, come attestano i capitoli precedenti.

[2] La Torre di Babele rappresenta l’orgoglio dell’io inferiore dell’uomo, che vuole raggiungere il cielo con le sole sue forze, escludendo l’Io Superiore dal quale origina e che già abita a quelle “altezze”. Priva dell’aspetto spirituale, la mente umana non può concepire la reale dimensione dello spirito, e tanto più si spinge in alto in quest’impresa, tanto maggiore sarà il rischio della catastrofe che potrà derivarne. È un’immagine assai emblematica di quanto l’attuale scienza materiale sta cercando di fare, e delle conseguenze. Essa infatti perde di vista l’unità e l’armonia del creato e si frammenta in mille rivoli specialistici, ciascuno dei quali usa un linguaggio sempre più incomprensibile a quello degli altri.

[3] Non più il nome che un’umanità spirituale era stata invitata da Dio a dare, ma un nome fatto dall’uomo decaduto stesso: cioè privo di potere spirituale.

[4] Ma il viaggio della mente separata dalla luce universale da cui proviene causa l’individualismo, e “ciascuno non comprende più la lingua dell’altro”.

[5] La coscienza dell’uomo quindi “scende” al livello più basso.

[6] Ricordiamo che Babele fu fondata da Nimrod (v/capitolo precedente).

[7] La nascita di Abramo è descritta nel seguente modo nel “Talmud”, che era una prima raccolta dei testi biblici apparsi non prima del 500 dell’Era Cristiana: “Terach figlio di Nahor era ufficiale in capo di Nimrod, e il suo preferito. Sua moglie Amthea gli diede un figlio, al quale fu dato il nme di Ab-ram, che significa padre di moltitudini. La notte della sua nascita suo padre convocò tutti i saggi e i maghi della corte di Nimrod. I festeggiamenti durarono fino all’alba e quando lasciarono la casa videro una stella grande e brillante alzarsi all’est, che sommerse altre quattro stelle dai quattro angoli del cielo.” È evidente in questo racconto la somiglianza con la nascita di Gesù di Nazareth.

[8] Tutto conduce alla nascita del popolo eletto da Jehovah quale suo spirito di razza. “L’Arcangelo Michele è lo Spirito di Razza dei Giudei (Daniele 12:1), ma Jehovah non è solo il Dio degli Ebrei, Egli è l’autore di tutte le religioni di razza che conducono al Cristianesimo. Tuttavia è esatto dire che Egli si interessò in special modo dei progenitori degli attuali Ebrei degenerati, i Semiti originali, la “Razza madre” delle sette razze dell’Epoca Ariana. Jehovah naturalmente ha particolare cura di una razza madre nella quale devono essere inculcate le facoltà embrionali dell’umanità di una nuova epoca. Per questo motivo Egli si interessò particolarmente dei Semiti originali. Furono il suo “Popolo eletto”, scelto per essere il ceppo di una nuova razza destinata ad ereditare la “Terra promessa”, non semplicemente l’insignificante Palestina, ma la Terra intera, quale è quella dei nostri giorni.” (Max Heindel)