L'origine delle Scritture


Se risaliamo ai tempi della Grecia Antica constatiamo che nei Templi dei Misteri la religione, l’arte e le scienze venivano insegnate contemporaneamente; in seguito fu necessario separarle affinché ciascuna di esse potesse raggiungere uno sviluppo maggiore. Così nel Medio Evo la religione prevalse e tenne in soggezione l’arte e la scienza. Sopraggiunse il Rinascimento, durante il quale l’arte ebbe una posizione preponderante, ciò nonostante la religione era ancora forte e l’arte fu sovente obbligata a servirla. Apparve, infine, la scienza moderna che con mano ferrea soggiogò la religione.

La religione causò un grave pregiudizio al mondo, imbrigliò i progressi della scienza in quanto che, l’ignoranza e la superstizione originarono delle circostanze le cui dannose conseguenze sono incalcolabili. Ciò non di meno l’uomo conservava ancora un nobile ideale spirituale.

Il disastro sarebbe infinitamente maggiore se la scienza distruggesse la religione, perché allora la speranza - unico dono degli Dei rimasto nel vaso di Pandora  - dovrebbe scomparire davanti al materialismo e all’agnosticismo. Tale minaccia non potrebbe reggere a lungo; e sarebbe opportuna una reazione altrimenti l’anarchia distruggerebbe l’universo. Per impedire tale calamità la religione e la scienza devono nuovamente unirsi in un’espressione più elevata del bene, del vero e del bello di quella raggiunta prima della loro scissione.

Però come l’olio non si amalgama con l’acqua, così una religione spirituale non può allearsi ad una scienza materialistica. La scienza deve quindi divenire spirituale e la religione farsi scientifica.

Chi vuole studiare intelligentemente la Bibbia deve avvicinarsene con mente aperta. Idee preconcette ed una interpretazione categorica sulle Sacre Scritture, considerate come la parola stessa di Dio, costituiscono degli impedimenti, i quali nascondono allo studioso il vero spirito dei testi che potrà rendersi palese solo attraverso uno studio approfondito e imparziale. Ora, queste perle di verità che allo studente importa scoprire sono velate da interpolazioni (aggiunte) e da controsensi. Il compenso di uno studio metodico e coscienzioso è costituito da una nuova luce e da una chiara comprensione dei testi biblici.

Occorre innanzitutto ricordare che i vocaboli ebraici - particolarmente nella lingua antica - non erano divisi come avviene nelle nostre lingue moderne e si univano gli uni con gli altri. Le vocali venivano omesse, di modo che l’interpretazione dipende dalla posizione che fu loro data. Possiamo quindi capire quante difficoltà occorre superare per determinare il senso originale reale e la più lieve variazione può alterare completamente il significato di una intera frase. Oltre a ciò non si deve dimenticare che dei 47 traduttori della versione autorizzata da Re Giacomo - la più diffusa in Inghilterra e in America - solo tre erano ebraicisti e che due di essi morirono prima che i Salmi fossero tradotti. Occorre inoltre tener presente che era stato fatto assoluto divieto ai traduttori di effettuare qualsiasi interpretazione che si scostasse sensibilmente dalle credenze ammesse o che tendessero ad alterarle. E’ evidente che in tali circostanze la possibilità di ricavarne una traduzione fedele era minima. In Germania le condizioni non furono migliori in quanto Martin Lutero - unico traduttore - non si servì del testo originale ebraico, ma di una traduzione latina. La maggior parte delle versioni oggi in uso presso i Protestanti d’Europa sono tratte dalla versione di Lutero.

In realtà furono effettuate alcune revisioni, ma non hanno apportato molti miglioramenti.

In alcuni Stati dell’America moltissimi sono convinti che la versione ordinata da Re Giacomo sia assolutamente autentica come se la Bibbia fosse stata in origine scritta in inglese, e come se la versione in argomento fosse una copia esatta del manoscritto originale. Per cui, malgrado i tentativi fatti per eliminarli, sussistono sempre gli errori antichi. E’ importante pure notare che coloro che scrissero la Bibbia erano ben lungi dal pensare di redigere “ un libro aperto di Dio”. I grandi occultisti che scrissero lo Zohar ribadiscono tale intenzione. I segreti contenuti nella Thorah ( la Legge) non dovevano essere alla portata di tutti; lo confermano le seguenti parole :

“ Guai all’uomo che vede nella Thorah solo dei fatti e parole comuni ! Perché in verità se contenesse solo ciò, saremmo in grado di comporre oggi una Thorah ben più degna di ammirazione. Ma non è così.....Ogni parola della Thorah ha un significato elevato e contiene un mistero sublime..... Le sue espressioni non ne sono che la veste. Guai a colui che le prende per la Thorah stessa! Le persone semplici si interessano molto della veste e dei racconti; esse non sanno vedere ciò che racchiudono. I più colti trascurano la veste, ma considerano solo il corpo che ne è avviluppato.”

Quanto sopra indica apertamente il significato allegorico della Thorah. S. Paolo afferma in termini inequivocabili che il racconto di Abramo e dei figli che egli ebbe da Sara e da Agar è puramente allegorico ( Galati  IV : 22 - 26 ). Molti passaggi della Bibbia sono in tale modo velati, altri invece devono essere considerati nel loro senso letterale. Chi non possiede la chiave occulta è incapace di trovarvi la verità che talora si vela con espressioni spiacevoli.

All’occultista, meritatosi il diritto di possedere questi tesori di verità, viene data la chiave ed egli può distinguere nitidamente i gioielli che rimangono invisibili agli altri fintantoché, a loro volta, non avranno lavorato per ottenere la rivelazione. E’ per questo che se il racconto delle peregrinazioni dei figli d’Israele e dei loro rapporti con Dio risultano in parte esatti, ad essi vi si unisce un significato spirituale ben superiore al semplice racconto dei fatti materiali. Parimenti i Vangeli, sebbene traccino a grandi linee la vita di un uomo di nome Gesù, contengono anche dei formulari completi di iniziazione indicanti le esperienze precise attraverso le quali sono passati tutti coloro che sono entrati nel Sentiero che conduce alla VERITÀ e alla VITA.

Si manteneva il segreto su questi profondi argomenti e si adottava l’uso dell’allegoria ogni qualvolta le masse venivano in contatto con le verità occulte. D’altronde il Cristo aveva l’abitudine di parlare alla moltitudine con parabole e di spiegare poi segretamente ai Suoi discepoli il significato più profondo che esse contenevano. In diverse occasioni ingiunse loro di non divulgare gli insegnamenti che Egli loro impartiva in segreto. San Paolo si comporta analogamente : egli dà il “latte” ai fanciulli nella fede e riserba la “carne” - ossia gli insegnamenti più avanzati - per i forti, per coloro che sono qualificati per comprenderli e per riceverli ( 1a  Ep.Cor., III : 1-3 ). La Bibbia d’Israele fu scritta inizialmente in ebraico, ma nulla è rimasto dei manoscritti originali. Verso il 280 a. C. apparve una traduzione in greco - la versione detta dei “Settanta” - ma anche ai tempi di Cristo esisteva grande confusione e diversità di opinioni circa le parti che dovevano essere considerate originali e quelle che sarebbero state interpolate. Solo dopo il ritorno dall’esilio di Babilonia gli Scribi cominciarono a raggruppare i manoscritti e verso l’anno 500 d. C. apparve il Talmud, il primo testo che rassomiglia all’attuale ma che, per i fatti suesposti , non poteva essere perfetto. Il Talmud fu allora riveduto dalla Scuola Massoterica che dal 500 all’800 risiedeva principalmente a Tiberiade. Dopo lungo e minuzioso lavoro fu elaborato un Vecchio Testamento Ebraico ed oggi è il testo più vicino all’originale che noi abbiamo attualmente.   Di conseguenza noi non affermiamo che la Bibbia sia integralmente di ispirazione divina, nè la consideriamo dall’inizio alla fine come se fosse la parola di Dio. Riconosciamo che essa è una misera traduzione dei documenti originali e che contiene numerose interpolazioni che sono state inserite in epoche diverse per dare risalto ad alcune interpretazioni. Ciò nonostante il solo fatto che tante verità siano state accumulate in un volume di dimensioni così ridotte è fonte di continua meraviglia per l’occultista che, in possesso della chiave per interpretarlo, ne conosce il valore reale.

Ricordiamoci che la VERITÀ HA NUMEROSI ASPETTI ed è eterna; per cui la sua ricerca deve pur essere universale ed infinita. Noi possiamo paragonare la Verità a una montagna e le varie sue interpretazioni ai diversi sentieri che conducono alla cima. Moltissimi percorrono questi sentieri ed ognuno di essi pensa di seguire il tracciato migliore. Fintanto che questi è ai piedi del monte, non ne vede che una parte, e può ritenersi autorizzato a dire ai propri fratelli : “Voi siete sul cattivo sentiero, seguite il mio che è il solo che conduce alla cima”. Via via che avanza scopre che molti altri sentieri convergono alla stessa meta e portano, in definitiva, alla vetta.

Si può dire con certezza che non esiste alcun sistema di pensiero, il quale abbia attratto e trattenuto l’attenzione di un buon numero di adepti per un certo periodo, che non abbia avuto la sua parte di verità. Indipendentemente da ciò che noi pensiamo, ogni setta religiosa possiede l’embrione di una dottrina divina la quale a poco a poco, conduce i suoi fedeli alla sommità del monte; per questo motivo dobbiamo esprimere la massima tolleranza nei confronti di qualsiasi credenza. 

 

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Riferimenti  :  Genesi  XVI,  XVII,   XVIII,

XXI - 1a  Ep. Corinzi  III  :   1-3  -  Galati  IV : 22-26