Servizio funebre


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Il Servizio funebre

 

I^ parte = Alla Cerimonia della Cremazione

 

.       Musica dolce

 

          Vicino a te, Signor

          Vicino a te;

          Vicino a te, Signor

          Più vicino a te.

          Che appaia il cammin

          Che sale verso il ciel

          Vicino a te, Signor

          Più vicino a te.

 

·       Si scopre l’emblema

·       L’officiante legge ad alta voce il seguente servizio:

 

Care sorelle e cari fratelli, che le rose fioriscano sulla vostra croce!

(I presenti rispondono:) E sulla tua pure!

 

Osserviamo un momento di silenzio, meditando su:

 

L’AMORE, LA PACE E LA TRANQUILLITÀ

(Concentrazione)

 

Leggiamo dalla Bibbia:

Non vogliamo che rimaniate nell’ignoranza, o fratelli, riguardo a quelli che sono morti, perché non dovete sentirvi afflitti, come gli altri che non hanno speranza. Se infatti crediamo che Gesù Cristo è morto ed è resuscitato, dobbiamo pure credere che Dio chiamerà a sé quanti si sono addormentati in Gesù Cristo.

Ma qualcuno dirà: Come risorgono i morti? Con quale corpo ritorneranno? Quello che semini non germina se prima non muore. Quello che semini non è il corpo che deve nascere, poiché se il seme non muore il grano non nascerà; Dio poi ridarà la vita ad un nuovo corpo come Egli vuole, e a ciascun seme darà il corpo che gli è proprio.

Non ogni carne è la medesima carne: altra è la carne degli uomini e altra quella degli animali, altra quella degli uccelli e altra quella dei pesci. Vi sono corpi celesti e corpi terrestri; lo splendore dei corpi celesti è ben diverso da quello dei corpi terrestri. Una cosa è lo splendore del Sole, un’altra quello della Luna e altra ancora quello delle stelle. Anzi, ogni astro risplende in modo diverso da un altro.

Così sarà anche la resurrezione dei morti. Si semina il corpo corruttibile, risorge un corpo incorruttibile; si semina spregevole, risorge un corpo glorioso; si semina debole, risorge nella potenza; si semina un corpo animale, risorge un corpo spirituale.

 

Il conforto che la religione ci offre nei momenti di dolore è la misura del valore della religione stessa. Per raggiungere il suo fine essa deve consolarci soprattutto nel momento della separazione dai nostri cari. Quando la morte falcia la vita, quando piace a Dio mettere fine all’esistenza terrena dei nostri parenti e amici, quando le nostre risorse umane si sono esaurite, ci volgiamo alla religione per ricevere il coraggio e la forza di sopportare il peso della nostra perdita e del nostro dolore.

Che cosa dicono su questo argomento gli insegnamenti rosacrociani? Per prima cosa insegnano che la morte non significa fine; ricordano poi la Legge di Conseguenza, secondo la quale il frutto delle azioni, buone o cattive, compiute nella vita deve prima o poi essere raccolto, poiché, come si legge sulla Bibbia: “Ciò che l’uomo semina, quello raccoglierà”.

Sappiamo che la morte non può cancellare le azioni buone o cattive, come non si possono saldare i debiti trasferendoci in un’altra città. Il debito rimane, e prima o poi, una volta o l’altra dovrà essere estinto.

Ci rallegriamo quando nasce un’anima, cioè quando viene racchiusa in una veste d’argilla; ci rattristiamo quando questa forma viene distrutta al momento della morte. Non ci rendiamo conto che dovremmo comportarci nel modo opposto. Lo spirito, nascendo nel mondo fisico, viene imprigionato nella sua forma di carne, divenendo soggetto alla sofferenza, al dolore, alle infermità, e per fortuna anche alle gioie che sono conseguenza del suo stato. Tuttavia l’esistenza fisica è necessaria perché l’anima impari le lezioni alla scuola della vita.

Se vogliamo piangere, dovremmo farlo per la nascita di uno spirito su questa terra; dovremmo invece gioire quando sopravviene la morte a liberarlo dal dolore e dalle limitazioni dell’esistenza fisica. Se ci rendessimo conto del sollievo provato dai nostri cari liberati dalla sofferenza del corpo, dovremmo esultare anziché rattristarci. Pensiamo a quanta gioia proverà una povera anima che è stata incatenata ad un letto di dolore, risvegliandosi nel mondo a noi invisibile in cui si può muovere liberamente, a suo piacimento e senza più soffrire! Non dovremmo augurarle buon viaggio, e di raggiungere al più presto Dio, invece di piangere?

 

È piaciuto a Dio richiamare ............................................................... per una missione superiore in un campo più vasto, in un altro mondo, dove egli (ella) non ha più bisogno del corpo fisico che ha abbandonato.

 

(Un’altra persona - o più persone - ricordi qui le qualità e le attività del defunto)

 

Come il bambino va a scuola giorno dopo giorno per aumentare le sue conoscenze, e ha molte ore di riposo fra due giorni scolastici consecutivi sviluppando così il suo corpo dall’infanzia alla maturità, così anche lo spirito frequenta la scuola della vita durante il succedersi delle esistenze, occupando una dopo l’altra forme terrestri sempre migliori con le quali acquista esperienza.

 

Come dice un poeta:

Costruisciti più fiere dimore, anima mia,

Mentre le stagioni scorrono!

Lascia al passato la sua bassa volta,

Fai un tempio più bello di quello che egli rimpiazza,

 

Proteggiti sotto un duomo più altero

Fino al giorno in cui, finalmente liberata

Dalla tua conchiglia ormai inutile,

Lascerai il mare agitato della Vita!

 

Sappiamo che ..................................................................................... ritornerà un giorno con un corpo migliore e più nobile di quello che ha abbandonato. Sappiamo che secondo l’immutabile Legge di Conseguenza deve ritornare per fare sì che, attraverso vite ed amicizie successive, la sua natura affettiva si estenda e si immerga in un oceano d’amore.

Per noi la morte ha perduto il suo pungiglione mortale, non perché siamo diventati insensibili o perché amiamo di meno i nostri cari, ma perché siamo convinti di avere la prova inconfutabile che la morte non esiste.

Non abbiamo nessun motivo di piangere perché il cordone argenteo si è rotto e il corpo ritorna alla polvere da cui proviene; infatti sappiamo che lo spirito del nostro caro è più vicino di prima, ed è presente fra noi anche se non possiamo vederlo.

Affidiamo al fuoco la spoglia che lo spirito ha abitato, in modo che i suoi elementi siano mutati in altre forme per alchimia naturale.

 

Mai lo spirito è nato!

Mai cesserà di esistere!

Mai è esistito il tempo,

La fine e l’inizio sono dei sogni!

Lo spirito sarà sempre senza nascita o morte,

La morte giammai lo ha sfiorato

Benché sembri la sua spoglia priva di vita.

No! Mentre un abito vecchio è deposto

E se ne indossa uno nuovo, dicendo:

“Oggi questo indosserò.”

Così alleggerito lo spirito lascia

Il suo abito di carne

E si accinge ad occupare

Una dimora tutta nuova.

 

Preghiamo chiedendo l’aiuto di Dio affinché .................................... possa procedere rapidamente e cominciare il nuovo compito nell’al di là.

 

·Tutti si alzano in piedi e cantano l’ultima strofa dell’INNO DI CHIUSURA

·   Si copre l’emblema

·   Ammonizione finale:

 

Il nostro amico (la nostra amica) non è partito(a), non ci ha lasciato, è tra noi anche se invisibile a coloro che ha amato. Ora è libero(a) e rivestito(a) di un corpo celeste maggiormente adatto all’elevata esistenza nella quale ora si trova.

I nostri migliori auguri lo(la) accompagnino nella sua nuova patria.

 

II^ parte = Alla deposizione dell’urna

 

Non vi è morte

 

Non vi è morte.

Le stelle si abbassano sull’orizzonte solo per alzarsi su altre rive

e nei cieli aureolati scintillano con lo splendore delle pietre preziose.

 

Non esiste la morte.

Le foglie della foresta cadono per animare l’aria invisibile.

Le rocce si disgregano per nutrire i licheni avidi.

 

Non esiste la morte.

La polvere che calpestiamo si trasformerà sotto gli acquazzoni di aprile.

Vedremo gonfiarsi le spighe d’oro e la frutta matura e i fiori tingersi dei colori dell’arcobaleno.

 

Non esiste la morte.

I rami possono ben spogliarsi, i fiori appassire e scomparire.

Attendono solo che passi l’inverno gelido per sentire di nuovo il soffio profumato di maggio.

 

Non esiste la morte.

E sebbene piangiamo i sembianti dolci e familiari degli esseri teneramente amati,

che abbiamo tenuto tra le nostre braccia

 

Sebbene con cuore infranto, sotto spoglie di lutto, abbiamo condotto silenziosamente

le loro fredde ceneri nel luogo di riposo ripetendoci: “Sono morti!”

 

No! Non sono morti. Non hanno fatto che passare dietro il velo che li nasconde,

verso una vita nuova più ricca di possibilità entro sfere più serene.

 

Hanno abbandonato il loro abito di argilla per rivestire un ornamento radioso;

Non sono partiti per lontananze sperdute, non sono perduti, non sono scomparsi.

 

Sebbene invisibili ai nostri occhi mortali sono sempre qui

e continuano ad amare quelli che hanno lasciato dietro di loro; non ci dimenticheranno mai.

 

Talvolta sulle nostre fronti sentiamo il loro dolcissimo fruscio, come una carezza;

il nostro spirito li avverte e il nostro cuore ne è confortato e ritrova la calma.

 

Sempre presenti, sebbene invisibili, gli spiriti immortali dei nostri cari rimangono

perché l’universo di Dio è tutto espressione di Vita.

    Non esiste la morte.