Scuola domenicale per bambini - III Grado

Lettura settimanale

 

 

Domenica 03 Agosto 2025

Lettura per la 3 domenica del Leone

Parole-chiave: il Cuore

 

Chi vuole raccontarci delle esperienze che ha fatto durante la settimana cercando di stabilire delle leggi per se stesso? (Discussione)

Oggi parleremo di quella parte del nostro corpo che gli Angeli Stellari del Leone ci aiutano a costruire, cioè il cuore. Mettete la vostra mano qui (porre la mano sul cuore) e ascoltate se sentite i battiti del vostro cuore. Che cosa pensate che succeda quando il cuore batte in questo modo? (Il cuore pompa il sangue in tutte le cellule del corpo)

Il cuore ha dentro di sé quattro stanze, due sopra e due sotto (Se possibile mostrare una illustrazione o fare un diagramma del cuore in sezione). Un grande fiume di sangue, pulito, puro e pieno di aria buona dai polmoni, si versa nella stanza di sopra a sinistra del cuore. Quando la stanza è piena, il passaggio in alto si chiude, e si apre il passaggio che porta alla stanza di sotto. Questo provoca un “battito” del cuore. Appena tutto il sangue è corso nella stanza di sotto, il cuore si contrae e si apre un passaggio che dà in una lunga arteria. Questo provoca un altro “battito” del cuore.

Dopo un po’ l’arteria si divide, e una parte del sangue viene pompata verso la testa, mentre il resto va nella parte inferiore del corpo. Le arterie si dividono sempre di più, diventando sempre più piccole, finché alcune sono così piccole da diventare quasi invisibili.

Quando la buona aria e il cibo del sangue sono stati prelevati dalle arterie da parte delle cellule di tutto il corpo, queste espellono tutti i gas cattivi e le sostanze di rifiuto che sono derivati dal loro lavoro inviandoli nelle vene, che a loro volta riportano indietro il sangue al cuore. Adesso è il sangue impuro con tutti i rifiuti ad essere versato nella stanza di sopra a destra. Da lì esso va nella stanza di sotto a destra da dove è inviato ai polmoni, nei quali i rifiuti sono rimossi e il sangue si fornisce nuovamente di aria fresca e pura. Il sangue quindi ritorna nel lato sinistro del cuore e il ciclo ricomincia da capo.

Se il nostro cuore non pompasse il sangue buono, pieno di cibo ed ossigeno, in ogni cellula del corpo, e non pompasse il sangue pieno di sostane di rifiuto indietro nei polmoni per sbarazzarsene, noi non potremmo vivere. È il cuore a rendere possibile la vita dentro di noi.

Proprio nello stesso modo, il Sole rende possibile la vita nel sistema solare. Tutti i pianeti ricevono i raggi e il calore del Sole nella quantità giusta per i figli di Dio che stanno vivendo e imparando su di essi. Se la nostra Terra fosse più vicina al Sole, noi avremmo troppo caldo e finiremmo per bruciare; se fosse più lontana, non avremmo abbastanza calore per crescere e imparare. Il Sole rende possibile la vita nel nostro sistema solare, proprio come fa il cuore nel nostro corpo.

 

 

Lezione Biblica – Genesi 43: 26-34; 44; 45

Giuseppe riceve i suoi fratelli – Parte II

 

Testo d’oro: Questo comandamento abbiamo da Lui, chi ama Dio ami anche il proprio fratello.

I Giovanni 4:21.

 

Domenica scorsa abbiamo appreso come i fratelli di Giuseppe andarono da lui e posero il loro dono ai suoi piedi, inchinandosi davanti a lui.

Giuseppe chiese loro come stavano, poi si informò sul loro padre. I fratelli risposero: “Il vostro servitore, nostro padre, è vivo e in buona salute”. Nuovamente essi si inchinarono davanti a lui.

Quindi Giuseppe si girò verso Beniamino dicendo: “Dio ti dia grazia, figlio mio”.

Durante il pasto, il posto di Giuseppe fu preparato separatamente perché, secondo il loro costume, egli doveva mangiare da solo. Tutti i fratelli si sedettero assieme ad un altro tavolo. Giuseppe inviò loro il cibo, facendo la porzione di Beniamino cinque volte più grande di quelle che andavano agli altri fratelli.

Più tardi Giuseppe comandò al suo maggiordomo: “Riempi i loro sacchi di cibo, tanto quanto ne possono portare, mettendo il denaro di ognuno dentro il sacco. Metti la mia coppa, la coppa d’argento, dentro il sacco del fratello più giovane, assieme al suo denaro”.

Al risveglio l’indomani mattina, i fratelli partirono. Quando ebbero fatto un po’ di strada, Giuseppe ordinò al maggiordomo: “Su, insegui quegli uomini, e quando li avrai raggiunti di’ loro: ’Perché avete reso male per bene? Vi siete comportati male portandovi via la coppa da cui beve il mio signore’”.

Ciò il servo fece, ma i fratelli protestarono che non avevano rubato la coppa. Il maggiordomo disse che avrebbe cercato fra i loro beni e, alla fine, trovò la coppa nel sacco di Beniamino. I fratelli furono talmente sconvolti che si stracciarono le vesti, ma rimisero i loro sacchi sui cammelli e tornarono in città con il maggiordomo e Beniamino.

Andarono diritti alla casa di Giuseppe, e si inchinarono profondamente davanti a lui. Giuseppe disse che avrebbe trattenuto Beniamino con lui come servitore, poiché la coppa era stata trovata nel suo sacco, ma gli altri fratelli potevano andare.

I fratelli erano sempre più sicuri che anche questo guaio era arrivato su di loro a causa di quello che avevano fatto a Giuseppe molto tempo prima, e non sapevano come avrebbero fatto a dire al loro padre quello che era accaduto a Beniamino. Finalmente, uno dei fratelli di nome Giuda prese Giuseppe da parte e gli raccontò tutto quello che avevano fatto e perché si sentivano così colpevoli e non volevano ritornare senza Beniamino.

Giuseppe non riuscì più a trattenere il suo segreto. Disse: “Io sono vostro fratello Giuseppe che voi avete venduto in Egitto. Non dispiacetevi o arrabbiatevi con voi stessi. Dio mi mandò per salvare delle vite. Da due anni c’è stata carestia nella terra, e ci saranno ancora cinque anni avvenire senza seme né raccolto. Dio mi mandò per preservare la vita come governatore di tutto l’Egitto”.

Giuseppe e Beniamino si abbracciarono l’un l’altro e piansero. Dopodiché Giuseppe baciò tutti i suoi fratelli, piangendo e insieme parlando loro. Che fantastica riunione fu! Tutti erano felici – perfino le persone che avevano lavorato con Giuseppe, e il Faraone stesso.

Giuseppe mostrò la sua nobiltà d’animo perdonando i suoi fratelli del grave torto che gli avevano fatto molti anni prima. Egli non considerò gli anni in prigione e il tempo lontano da casa per nulla sprecato, o perduto, perché sapeva che Dio lo stava usando per aiutare a salvare la vita di molte persone.