Analisi della Genesi

Giuseppe (I)


Capitolo XXXVII

 

1 . Giacobbe si stabilì nel paese dove suo padre era stato forestiero, nel paese di Canaan.

 

STORIA DI GIUSEPPE

 

Giuseppe e i suoi fratelli.

 

2 . Questa è la storia della discendenza di Giacobbe[1].

Giuseppe[2] all'età di diciassette anni pascolava il gregge con i fratelli. Egli era giovane e stava con i figli di Bila e i figli di Zilpa, mogli di suo padre [3]. Ora Giuseppe riferì al loro padre i pettegolezzi sul loro conto. 3 . Israele amava Giuseppe più di tutti i suoi figli, perché era il figlio avuto in vecchiaia, e gli aveva fatto una tunica dalle lunghe maniche[4]. 4 . I suoi fratelli, vedendo che il loro padre amava lui più di tutti i suoi figli, lo odiavano e non potevano parlargli amichevolmente[5]. 5 . Ora Giuseppe fece un sogno [6] e lo raccontò ai fratelli, che lo odiarono ancor di più. 6 . Disse dunque loro: «Ascoltate questo sogno che ho fatto. 7 . Noi stavamo legando covoni in mezzo alla campagna, quand'ecco il mio covone si alzò e restò diritto e i vostri covoni vennero intorno e si prostrarono davanti al mio[7]». 8 . Gli dissero i suoi fratelli: «Vorrai forse regnare su di noi o ci vorrai dominare?». Lo odiarono ancora di più a causa dei suoi sogni e delle sue parole.

9 . Egli fece ancora un altro sogno e lo narrò al padre e ai fratelli e disse: «Ho fatto ancora un sogno, sentite: il sole, la luna e undici stelle si prostravano davanti a me [8]». 10 . Lo narrò dunque al padre e ai fratelli e il padre lo rimproverò e gli disse: «Che sogno è questo che hai fatto! Dovremo forse venire io e tua madre e i tuoi fratelli a prostrarci fino a terra davanti a te?».

11 . I suoi fratelli perciò erano invidiosi di lui, ma suo padre tenne in mente la cosa.

 

Giuseppe venduto dai fratelli.

 

12 . I suoi fratelli andarono a pascolare il gregge del loro padre a Sichem. 13 . Israele disse a Giuseppe: «Sai che i tuoi fratelli sono al pascolo a Sichem? Vieni, ti voglio mandare da loro». Gli rispose: «Eccomi!». 14 . Gli disse: «Và a vedere come stanno i tuoi fratelli e come sta il bestiame, poi torna a riferirmi». Lo fece dunque partire dalla valle di Ebron ed egli arrivò a Sichem. 15 . Mentr'egli andava errando per la campagna, lo trovò un uomo, che gli domandò: «Che cerchi?». 16 . Rispose: «Cerco i miei fratelli. Indicami dove si trovano a pascolare». 17 . Quell'uomo disse: «Hanno tolto le tende di qui, infatti li ho sentiti dire: Andiamo a Dotan[9]». Allora Giuseppe andò in cerca dei suoi fratelli e li trovò a Dotan. 18 . Essi lo videro da lontano e, prima che giungesse vicino a loro, complottarono di farlo morire. 19 . Si dissero l'un l'altro: «Ecco, il sognatore arriva! 20 . Orsù, uccidiamolo e gettiamolo in qualche cisterna! Poi diremo: Una bestia feroce l'ha divorato! Così vedremo che ne sarà dei suoi sogni!». 21 . Ma Ruben sentì e volle salvarlo dalle loro mani, dicendo: «Non togliamogli la vita». 22 . Poi disse loro: «Non versate il sangue, gettatelo in questa cisterna che è nel deserto, ma non colpitelo con la vostra mano»; egli intendeva salvarlo dalle loro mani e ricondurlo a suo padre. 23 . Quando Giuseppe fu arrivato presso i suoi fratelli, essi lo spogliarono della sua tunica, quella tunica dalle lunghe maniche ch'egli indossava, 24 . poi lo afferrarono e lo gettarono nella cisterna: era una cisterna vuota, senz'acqua. 25 . Poi sedettero per prendere cibo. Quando ecco, alzando gli occhi, videro arrivare una carovana di Ismaeliti provenienti da Galaad, con i cammelli carichi di resina, di balsamo e di laudano, che andavano a portare in Egitto. 26 . Allora Giuda[10] disse ai fratelli: «Che guadagno c'è ad uccidere il nostro fratello e a nasconderne il sangue? 27 . Su, vendiamolo agli Ismaeliti e la nostra mano non sia contro di lui, perché è nostro fratello e nostra carne». I suoi fratelli lo ascoltarono.

28 . Passarono alcuni mercanti madianiti; essi tirarono su ed estrassero Giuseppe dalla cisterna e per venti sicli d'argento vendettero Giuseppe agli Ismaeliti. Così Giuseppe fu condotto in Egitto. 29 . Quando Ruben ritornò alla cisterna, ecco Giuseppe non c'era più. Allora si stracciò le vesti, 30 . tornò dai suoi fratelli e disse: «Il ragazzo non c'è più, dove andrò io?». 31 . Presero allora la tunica di Giuseppe, scannarono un capro e intinsero la tunica nel sangue[11]. 32 . Poi mandarono al padre la tunica dalle lunghe maniche e gliela fecero pervenire con queste parole: «L'abbiamo trovata; riscontra se è o no la tunica di tuo figlio». 33 . Egli la riconobbe e disse: «E' la tunica di mio figlio! Una bestia feroce l'ha divorato. Giuseppe è stato sbranato». 34 . Giacobbe si stracciò le vesti, si pose un cilicio attorno ai fianchi e fece lutto sul figlio per molti giorni. 35 . Tutti i suoi figli e le sue figlie vennero a consolarlo, ma egli non volle essere consolato dicendo: «No, io voglio scendere in lutto dal figlio mio nella tomba». E il padre suo lo pianse. 36 . Intanto i Madianiti lo vendettero in Egitto a Potifar, consigliere del faraone e comandante delle guardie.

 

Capitolo XXXVIII

Storia di Giuda e di Tamar.

 

1 . In quel tempo Giuda si separò dai suoi fratelli e si stabilì presso un uomo di Adullam, di nome Chira. 2 . Qui Giuda vide la figlia di un Cananeo chiamato Sua [12], la prese in moglie e si unì a lei. 3 . Essa concepì e partorì un figlio e lo chiamò Er. 4 . Poi concepì ancora e partorì un figlio e lo chiamò Onan. 5 . Ancora un'altra volta partorì un figlio e lo chiamò Sela. Essa si trovava in Chezib, quando lo partorì.

6 . Giuda prese una moglie per il suo primogenito Er, la quale si chiamava Tamar[13]. 7 . Ma Er, primogenito di Giuda, si rese odioso agli occhi di Jehovah e Jehovah lo fece morire. 8 . Allora Giuda disse a Onan: «Unisciti alla moglie del fratello, compi verso di lei il dovere di cognato e assicura così una posterità per il fratello». 9 . Ma Onan sapeva che la prole non sarebbe stata considerata come sua; ogni volta che si univa alla moglie del fratello, disperdeva per terra, per non dare una posterità al fratello. 10 . Ciò che egli faceva non fu gradito a Jehovah, il quale fece morire anche lui[14]. 11 . Allora Giuda disse alla nuora Tamar: «Ritorna a casa da tuo padre come vedova fin quando il mio figlio Sela sarà cresciuto». Perché pensava: «Che non muoia anche questo come i suoi fratelli!». Così Tamar se ne andò e ritornò alla casa del padre.

12 . Passarono molti giorni e morì la figlia di Sua, moglie di Giuda. Quando Giuda ebbe finito il lutto, andò a Timna da quelli che tosavano il suo gregge e con lui vi era Chira, il suo amico di Adullam. 13 . Fu portata a Tamar questa notizia: «Ecco, tuo suocero va a Timna per la tosatura del suo gregge». 14 . Allora Tamar si tolse gli abiti vedovili, si coprì con il velo e se lo avvolse intorno, poi si pose a sedere all'ingresso di Enaim, che è sulla strada verso Timna. Aveva visto infatti che Sela era ormai cresciuto, ma che lei non gli era stata data in moglie. 15 . Giuda la vide e la credette una prostituta, perché essa si era coperta la faccia. 16 . Egli si diresse su quella strada verso di lei e disse: «Lascia che io venga con te!» [15]. Non sapeva infatti che quella fosse la sua nuora. Essa disse: «Che mi darai per venire con me?». 17 . Rispose: «Io ti manderò un capretto del gregge» [16]. Essa riprese: «Mi dai un pegno fin quando me lo avrai mandato?». 18 . Egli disse: «Qual è il pegno che ti devo dare?». Rispose: «Il tuo sigillo, il tuo cordone e il bastone che hai in mano» [17]. Allora glieli diede e le si unì. Essa concepì da lui. 19 . Poi si alzò e se ne andò; si tolse il velo e rivestì gli abiti vedovili. 20 . Giuda mandò il capretto per mezzo del suo amico di Adullam, per riprendere il pegno dalle mani di quella donna, ma quegli non la trovò. 21 . Domandò agli uomini di quel luogo: «Dov'è quella prostituta che stava in Enaim sulla strada?». Ma risposero: «Non c'è stata qui nessuna prostituta». 22 . Così tornò da Giuda e disse: «Non l'ho trovata [18]; anche gli uomini di quel luogo dicevano: Non c'è stata qui nessuna prostituta». 23 . Allora Giuda disse: «Se li tenga! Altrimenti ci esponiamo agli scherni. Vedi che le ho mandato questo capretto, ma tu non l'hai trovata».

24 . Circa tre mesi dopo, fu portata a Giuda questa notizia: «Tamar, la tua nuora, si è prostituita e anzi è incinta a causa della prostituzione». Giuda disse: «Conducetela fuori e sia bruciata!». 25 . Essa veniva già condotta fuori, quando mandò a dire al suocero: «Dell'uomo a cui appartengono questi oggetti io sono incinta». E aggiunse: «Riscontra, dunque, di chi siano questo sigillo, questi cordoni e questo bastone». 26 . Giuda li riconobbe[19] e disse: «Essa è più giusta di me[20], perché io non l'ho data a mio figlio Sela». E non ebbe più rapporti con lei.

27 . Quand'essa fu giunta al momento di partorire, ecco aveva nel grembo due gemelli[21]. 28 . Durante il parto, uno di essi mise fuori una mano e la levatrice prese un filo scarlatto e lo legò attorno a quella mano, dicendo: «Questi è uscito per primo». 29 . Ma, quando questi ritirò la mano, ecco uscì suo fratello. Allora essa disse: «Come ti sei aperta una breccia?» e lo si chiamò Perez. 30 . Poi uscì suo fratello, che aveva il filo scarlatto alla mano, e lo si chiamò Zerach.

 

Capitolo XXXIX

Primi successi di Giuseppe in Egitto.

 

1 . Giuseppe era stato condotto in Egitto e Potifar, consigliere del faraone e comandante delle guardie, un Egiziano, lo acquistò da quegli Ismaeliti che l'avevano condotto laggiù. 2 . Allora Jehovah fu con Giuseppe[22]: a lui tutto riusciva bene e rimase nella casa dell'Egiziano, suo padrone. 3 . Il suo padrone si accorse che Jehovah era con lui e che quanto egli intraprendeva Jehovah faceva riuscire nelle sue mani. 4 . Così Giuseppe trovò grazia agli occhi di lui e divenne suo servitore personale; anzi quegli lo nominò suo maggiordomo e gli diede in mano tutti i suoi averi. 5 . Da quando egli lo aveva fatto suo maggiordomo e incaricato di tutti i suoi averi, Jehovah benedisse la casa dell'Egiziano per causa di Giuseppe e la benedizione di Jehovah fu su quanto aveva, in casa e nella campagna. 6 . Così egli lasciò tutti i suoi averi nelle mani di Giuseppe e non gli domandava conto di nulla, se non del cibo che mangiava. Ora Giuseppe era bello di forma e avvenente di aspetto.

 

Giuseppe e la seduttrice.

 

7. Dopo questi fatti, la moglie del padrone gettò gli occhi su Giuseppe e gli disse: «Unisciti a me![23]». 8 . Ma egli rifiutò e disse alla moglie del suo padrone: «Vedi, il mio signore non mi domanda conto di quanto è nella sua casa e mi ha dato in mano tutti i suoi averi. 9 . Lui stesso non conta più di me in questa casa; non mi ha proibito nulla, se non te, perché sei sua moglie. E come potrei fare questo grande male e peccare contro Dio?». 10 . E, benché ogni giorno essa ne parlasse a Giuseppe, egli non acconsentì di unirsi, di darsi a lei.

11 . Ora un giorno egli entrò in casa per fare il suo lavoro, mentre non c'era nessuno dei domestici. 12 . Essa lo afferrò per la veste, dicendo: «Unisciti a me!». Ma egli le lasciò tra le mani la veste, fuggì e uscì[24]. 13 . Allora essa, vedendo ch'egli le aveva lasciato tra le mani la veste ed era fuggito fuori, 14 . chiamò i suoi domestici e disse loro: «Guardate, ci ha condotto in casa un Ebreo per scherzare con noi! Mi si è accostato per unirsi a me, ma io ho gridato a gran voce. 15 . Egli, appena ha sentito che alzavo la voce e chiamavo, ha lasciato la veste accanto a me, è fuggito ed è uscito».

16 . Ed essa pose accanto a sé la veste di lui finché il padrone venne a casa. 17 . Allora gli disse le stesse cose: «Quel servo ebreo, che tu ci hai condotto in casa, mi si è accostato per scherzare con me. 18 . Ma appena io ho gridato e ho chiamato, ha abbandonato la veste presso di me ed è fuggito fuori». 19 . Quando il padrone udì le parole di sua moglie che gli parlava: «Proprio così mi ha fatto il tuo servo!», si accese d'ira.

20 . Il padrone di Giuseppe lo prese e lo mise nella prigione, dove erano detenuti i carcerati del re.

 

Giuseppe in prigione.

 

Così egli rimase là in prigione. 21 . Ma Jehovah fu con Giuseppe, gli conciliò benevolenza e gli fece trovare grazia agli occhi del comandante della prigione[25].

22 . Così il comandante della prigione affidò a Giuseppe tutti i carcerati che erano nella prigione e quanto c'era da fare là dentro, lo faceva lui. 23 . Il comandante della prigione non si prendeva cura più di nulla di quanto gli era affidato, perché Jehovah era con lui e quello che egli faceva Jehovah faceva riuscire.

 

 

 

Capitolo XL

Giuseppe interpreta i sogni degli ufficiali del Faraone.

 

1 . Dopo queste cose il coppiere del re d'Egitto e il panettiere offesero il loro padrone, il re d'Egitto. 2 . Il faraone si adirò contro i suoi due eunuchi, contro il capo dei coppieri e contro il capo dei panettieri, 3 . e li fece mettere in carcere nella casa del comandante delle guardie, nella prigione dove Giuseppe era detenuto. 4 . Il comandante delle guardie assegnò loro Giuseppe, perché li servisse. Così essi restarono nel carcere per un certo tempo.

5 . Ora, in una medesima notte, il coppiere e il panettiere del re d'Egitto, che erano detenuti nella prigione, ebbero tutti e due un sogno, ciascuno il suo sogno, che aveva un significato particolare.

6 . Alla mattina Giuseppe venne da loro e vide che erano afflitti. 7 . Allora interrogò gli eunuchi del faraone che erano con lui in carcere nella casa del suo padrone e disse: «Perché quest'oggi avete la faccia così triste?». 8 . Gli dissero: «Abbiamo fatto un sogno e non c'è chi lo interpreti». Giuseppe disse loro: «Non è forse Dio che ha in suo potere le interpretazioni? [26] Raccontatemi dunque».

9 . Allora il capo dei coppieri raccontò il suo sogno a Giuseppe e gli disse: «Nel mio sogno, ecco mi stava davanti una vite, 10 . sulla quale erano tre tralci; non appena essa cominciò a germogliare, apparvero i fiori e i suoi grappoli maturarono gli acini. 11 . Io avevo in mano il calice del faraone; presi gli acini, li spremetti nella coppa del faraone e diedi la coppa in mano al faraone».

12 . Giuseppe gli disse: «Eccone la spiegazione: i tre tralci sono tre giorni. 13 . Fra tre giorni il faraone solleverà la tua testa e ti restituirà nella tua carica e tu porgerai il calice al faraone, secondo la consuetudine di prima, quando eri suo coppiere. 14 . Ma se, quando sarai felice, ti vorrai ricordare che io sono stato con te, fammi questo favore: parla di me al faraone e fammi uscire da questa casa. 15 . Perché io sono stato portato via ingiustamente dal paese degli Ebrei e anche qui non ho fatto nulla perché mi mettessero in questo sotterraneo».

16 . Allora il capo dei panettieri, vedendo che aveva dato un'interpretazione favorevole, disse a Giuseppe: «Quanto a me, nel mio sogno mi stavano sulla testa tre canestri di pane bianco 17 . e nel canestro che stava di sopra era ogni sorta di cibi per il faraone, quali si preparano dai panettieri. Ma gli uccelli li mangiavano dal canestro che avevo sulla testa».

18 . Giuseppe rispose e disse: «Questa è la spiegazione: i tre canestri sono tre giorni. 19 . Fra tre giorni il faraone solleverà la tua testa e ti impiccherà ad un palo e gli uccelli ti mangeranno la carne addosso».

20 . Appunto al terzo giorno - era il giorno natalizio del faraone - egli fece un banchetto a tutti i suoi ministri e allora sollevò la testa del capo dei coppieri e la testa del capo dei panettieri in mezzo ai suoi ministri. 21 . Restituì il capo dei coppieri al suo ufficio di coppiere, perché porgesse la coppa al faraone, 22 . e invece impiccò il capo dei panettieri, secondo l'interpretazione che Giuseppe aveva loro data.[27] 23 . Ma il capo dei coppieri non si ricordò di Giuseppe e lo dimenticò.

 

Capitolo XLI

I sogni del Faraone.

 

1 . Al termine di due anni, il faraone sognò di trovarsi presso il Nilo. 2 . Ed ecco salirono dal Nilo sette vacche, belle di aspetto e grasse e si misero a pascolare tra i giunchi. 3 . Ed ecco, dopo quelle, sette altre vacche salirono dal Nilo, brutte di aspetto e magre, e si fermarono accanto alle prime vacche sulla riva del Nilo. 4 . Ma le vacche brutte di aspetto e magre divorarono le sette vacche belle di aspetto e grasse. E il faraone si svegliò.

5 . Poi si addormentò e sognò una seconda volta: ecco sette spighe spuntavano da un unico stelo, grosse e belle. 6 . Ma ecco sette spighe vuote e arse dal vento d'oriente spuntavano dopo quelle. 7 . Le spighe vuote inghiottirono le sette spighe grosse e piene. Poi il faraone si svegliò: era stato un sogno.

8 . Alla mattina il suo spirito ne era turbato, perciò convocò tutti gli indovini e tutti i saggi dell'Egitto. Il faraone raccontò loro il sogno, ma nessuno lo sapeva interpretare al faraone.

9 . Allora il capo dei coppieri parlò al faraone: «Io devo ricordare oggi le mie colpe. 10 . Il faraone si era adirato contro i suoi servi e li aveva messi in carcere nella casa del capo delle guardie, me e il capo dei panettieri. 11 . Noi facemmo un sogno nella stessa notte, io e lui; ma avemmo ciascuno un sogno con un significato particolare. 12 . Ora era là con noi un giovane Ebreo, schiavo del capo delle guardie; noi gli raccontammo i nostri sogni ed egli ce li interpretò, dando a ciascuno spiegazione del suo sogno. 13 . Proprio come ci aveva interpretato, così avvenne: io fui restituito alla mia carica e l'altro fu impiccato».

14 . Allora il faraone convocò Giuseppe[28]. Lo fecero uscire in fretta dal sotterraneo ed egli si rase, si cambiò gli abiti e si presentò al faraone. 15 . Il faraone disse a Giuseppe: «Ho fatto un sogno e nessuno lo sa interpretare; ora io ho sentito dire di te che ti basta ascoltare un sogno per interpretarlo subito».

16 . Giuseppe rispose al faraone: «Non io, ma Dio darà la risposta per la salute del faraone![29]». 17 . Allora il faraone disse a Giuseppe: «Nel mio sogno io mi trovavo sulla riva del Nilo. 18 . Quand'ecco salirono dal Nilo sette vacche grasse e belle di forma e si misero a pascolare tra i giunchi. 19 . Ed ecco sette altre vacche salirono dopo quelle, deboli, brutte di forma e magre: non ne vidi mai di così brutte in tutto il paese d'Egitto. 20 . Le vacche magre e brutte divorarono le prime sette vacche, quelle grasse. 21 . Queste entrarono nel loro corpo, ma non si capiva che vi fossero entrate, perché il loro aspetto era brutto come prima. E mi svegliai.

22 . Poi vidi nel sogno che sette spighe spuntavano da un solo stelo, piene e belle. 23 . Ma ecco sette spighe secche, vuote e arse dal vento d'oriente, spuntavano dopo quelle. 24 . Le spighe vuote inghiottirono le sette spighe belle. Ora io l'ho detto agli indovini, ma nessuno mi dà la spiegazione».

25 . Allora Giuseppe disse al faraone: «Il sogno del faraone è uno solo: quello che Dio sta per fare, lo ha indicato al faraone. 26 . Le sette vacche belle sono sette anni e le sette spighe belle sono sette anni: è un solo sogno. 27 . E le sette vacche magre e brutte, che salgono dopo quelle, sono sette anni e le sette spighe vuote, arse dal vento d'oriente, sono sette anni: vi saranno sette anni di carestia. 28 . E' appunto ciò che ho detto al faraone: quanto Dio sta per fare, l'ha manifestato al faraone. 29 . Ecco stanno per venire sette anni, in cui sarà grande abbondanza in tutto il paese d'Egitto. 30 . Poi a questi succederanno sette anni di carestia; si dimenticherà tutta quella abbondanza nel paese d'Egitto e la carestia consumerà il paese. 31 . Si dimenticherà che vi era stata l'abbondanza nel paese a causa della carestia venuta in seguito, perché sarà molto dura. 32 . Quanto al fatto che il sogno del faraone si è ripetuto due volte, significa che la cosa è decisa da Dio e che Dio si affretta ad eseguirla.

33 . Ora il faraone pensi a trovare un uomo intelligente e saggio e lo metta a capo del paese d'Egitto. 34 . Il faraone inoltre proceda ad istituire funzionari sul paese, per prelevare un quinto sui prodotti del paese d'Egitto durante i sette anni di abbondanza. 35 . Essi raccoglieranno tutti i viveri di queste annate buone che stanno per venire, ammasseranno il grano sotto l'autorità del faraone e lo terranno in deposito nelle città. 36 . Questi viveri serviranno al paese di riserva per i sette anni di carestia che verranno nel paese d'Egitto; così il paese non sarà distrutto dalla carestia».

 

Promozione di Giuseppe.

 

37 . La cosa piacque al faraone e a tutti i suoi ministri. 38 . Il faraone disse ai ministri: «Potremo trovare un uomo come questo, in cui sia lo spirito di Dio?». 39 . Poi il faraone disse a Giuseppe: «Dal momento che Dio ti ha manifestato tutto questo, nessuno è intelligente e saggio come te. 40 . Tu stesso sarai il mio maggiordomo e ai tuoi ordini si schiererà tutto il mio popolo: solo per il trono io sarò più grande di te».

41 . Il faraone disse a Giuseppe: «Ecco, io ti metto a capo di tutto il paese d'Egitto». 42 . Il faraone si tolse di mano l'anello e lo pose sulla mano di Giuseppe; lo rivestì di abiti di lino finissimo[30] e gli pose al collo un monile d'oro. 43 . Poi lo fece montare sul suo secondo carro e davanti a lui si gridava: «Abrech». E così lo si stabilì su tutto il paese d'Egitto. 44 . Poi il faraone disse a Giuseppe: «Sono il faraone, ma senza il tuo permesso nessuno potrà alzare la mano o il piede in tutto il paese d'Egitto». 45 . E il faraone chiamò Giuseppe Zafnat-Paneach[31] e gli diede in moglie Asenat[32], figlia di Potifar, sacerdote di On. Giuseppe uscì per tutto il paese d'Egitto. 46 . Giuseppe aveva trent'anni quando si presentò al faraone re d'Egitto.

Poi Giuseppe si allontanò dal faraone e percorse tutto il paese d'Egitto. 47 . Durante i sette anni di abbondanza la terra produsse a profusione. 48 . Egli raccolse tutti i viveri dei sette anni, nei quali vi era stata l'abbondanza nel paese d'Egitto, e ripose i viveri nelle città, cioè in ogni città ripose i viveri della campagna circostante. 49 . Giuseppe ammassò il grano come la sabbia del mare, in grandissima quantità, così che non se ne fece più il computo, perché era incalcolabile.

 

I figli di Giuseppe.

 

50 . Intanto nacquero a Giuseppe due figli, prima che venisse l'anno della carestia; glieli partorì Asenat, figlia di Potifar, sacerdote di On. 51 . Giuseppe chiamò il primogenito Manasse [33], «perché - disse - Dio mi ha fatto dimenticare ogni affanno e tutta la casa di mio padre». 52 . E il secondo lo chiamò Efraim[34], «perché - disse - Dio mi ha reso fecondo nel paese della mia afflizione».

53 . Poi finirono i sette anni di abbondanza nel paese d'Egitto 54 . e cominciarono i sette anni di carestia[35], come aveva detto Giuseppe. Ci fu carestia in tutti i paesi, ma in tutto l'Egitto c'era il pane.

55 . Poi tutto il paese d'Egitto cominciò a sentire la fame e il popolo gridò al faraone per avere il pane. Allora il faraone disse a tutti gli Egiziani: «Andate da Giuseppe; fate quello che vi dirà». 56 . La carestia dominava su tutta la terra. Allora Giuseppe aprì tutti i depositi in cui vi era grano e vendette il grano agli Egiziani, mentre la carestia si aggravava in Egitto. 57 . E da tutti i paesi venivano in Egitto per acquistare grano da Giuseppe, perché la carestia infieriva su tutta la terra.

 



[1] Possiamo a questo punto fare un parallelo fra i Periodi di evoluzione e la storia raccontata dalla Bibbia: esso ci mostrerà come il simbolismo che essa nasconde è ricco di significati in armonia con gli Insegnamenti del Cristianesimo Mistico.
Il primo Periodo, Periodo di Saturno, è rappresentato da Abraham, il primo Iniziato della razza Ariana: egli viene descritto come un vecchio con la falce che applica il giudizio. Il secondo Periodo, è rappresentato da Isacco, riferito ad Ariete, governato dal Sole: Periodo del Sole. Il terzo Periodo, Periodo della Luna, è rappresentato da Giacobbe, le cui quattro mogli sono in relazione alle fasi lunari; Lia alla Luna piena e alla fertilità, Rachele alla Luna nuova e alla sterilità, Bila alla Luna crescente e Zilpa alla Luna calante.

 

[2] La storia di Giuseppe ci offre una esposizione dei Misteri dell’Antico Egitto.

[3] Per seguire meglio la simbologia rappresentata da questa storia, ricordiamo e completiamo la relazione fra i figli di Giacobbe (che rappresenta il Sole) e i segni dello zodiaco:
Ruben (
h) – Simeone e Levi (`) – Giuda (b) – Zabulon (i) – Issacar (_) – Dan (e) – Gad (^) – Aser (d) – Naftali (g) – Giuseppe (f) – Beniamino (a) – Dina (c).

[4] La tunica multicolore rappresenta il dorato manto nuziale, che in Giuseppe era particolarmente fulgido e splendente.

[5] Gli attributi inferiori dei segni cospirarono contro Giuseppe: Scorpione (Dan) = degenerazione; Capricorno (Naftali) = magia nera; Ariete (Gad) = uso della mente per il potere proprio; Bilancia (Aser) = mancanza di discriminazione corretta. Vediamo così come questo racconto ci comunica qualcosa che riguarda noi stessi: noi stessi, infatti, dobbiamo “elevare” le influenze negative dei segni che portiamo dentro di noi, vincendole per potere raggiungere il loro aspetto più elevato.

[6] Questi sogni indicano come Giuseppe era pervenuto al livello di coscienza che non si interrompe durante il sonno del corpo, e mantiene memoria di quanto avviene nei piani spirituali anche quando rientra, al risveglio, in esso.

[7] Fornendo una spiegazione astrologica dell’interpretazione data da Giuseppe a questo sogno, possiamo dire che il covone rappresenta il segno della Vergine, simbolo di purezza; non essendo ancora pervenuti a questo ideale, i covoni dei fratelli si chinavano davanti a lui.

[8] Anche questo sogno indica che Giuseppe aveva raggiunto l’equilibrio fra le forze femminili e maschili (il sole e la luna, il padre e la madre), e tutti i loro attributi (le undici stelle, i fratelli).

[9] “Dotan” significa “fonte doppia”, a rappresentare la fase di coscienza duale, cioè non rigenerata, dei fratelli di Giuseppe.

[10] Ruben e Giuda, cioè l’Acquario e il Leone, cercano di salvare Giuseppe. Essi rappresentano le forze che annunceranno la prossima era: l’Era dell’Acquario, che sarà retta exotericamente dall’Acquario ed esotericamente dal Leone. L’impulso dell’Acquario verso la fratellanza e il potere del cuore del Leone innalzeranno ad una coscienza nuova l’umanità.

[11] Questo passaggio ripercorre un rito iniziatici, durante il quale il candidato viene “sotterrato” (la cisterna) per farlo risorgere ad una vita nuova. Il sangue significa il sacrificio che porta alla purificazione e all’illuminazione.

[12] Iniziamo l’analisi di questo episodio, solo apparentemente distaccato dal resto del racconto, con la spiegazione del nome “Sua”, che significa “caduta”. Il racconto in realtà è il medesimo: la via verso la rigenerazione; trattandosi qui dello sviluppo dell’amore, del cuore, viene rappresentato da Giuda, il Leone.

[13] “Tamar significa “fecondità”. Rappresenta spesso l’albero della palma, o “albero della vita”.

[14] Er e Onan peccando si sono posti sotto il dominio della legge; perciò Jehovah (la Legge) li ha fatti morire.

[15] Qui Giuda, il Leone, esprime ancora la parte animale della sua natura.

[16] Per potersi unire alla propria natura superiore (ricordiamo il significato del nome “Tamar”), Giuda deve donare un capretto (simbolo del Capricorno, cioè la mente nel processo di spiritualizzazione.

[17] Il bastone rappresenta la forza sessuale conservata per lo sviluppo dei poteri spirituali; il cordone e il sigillo rappresentano le sue manifestazioni: azioni e pensieri. È il “pegno” per dimostrare di essere degno dello sviluppo che si vuole intraprendere.

[18] La ricerca spirituale non è semplice: essa deve essere continua.

[19] Risvegliato, ora può riconoscere l’aspetto spirituale: i gemelli possono nascere.

[20] Il riconoscimento del dolore e dei castighi derivanti dall’espressione animale delle qualità del Leone, risvegliano in Giuda il lato superiore. Ora Tamar non è più velata (nascosta) davanti ai suoi occhi, ed esprime la sua vera natura che rappresenta l’amore separato dal desiderio dei sensi. È l’“Iside svelata”.

[21] Contrariamente ad Er ed Onan, questi gemelli rappresentano il frutto dell’equilibrio, ossia del dominio in sé dei poteri maschili e femminili. Da essi discenderà una stirpe reale.

[22] Giuseppe era avanzato spiritualmente, al punto di avere interiorizzato la Legge.

[23] Per quanto uno sia avanzato, ha sempre un cammino da conquistare davanti a sé; le tentazioni quindi sono sempre presenti.

[24] Giuseppe era risoluto nel superare la sua prova ascoltando la voce interiore della coscienza.

[25]Le conseguenze di una retta azione, anche se apparentemente possono apparire ingiuste, alla fine portano sempre il premio meritato moltiplicato.

[26] Questa domanda chiarisce il fatto che le interpretazioni dei sogni fatte da Giuseppe non discendevano da una sua conoscenza intellettuale, ma erano una ispirazione dall’alto, un’intuizione.

[27] Leggiamo da Corinne Heline il commento di queste spiegazioni: “I sogni contengono il tre, i tre passaggi che conducono alla padronanza di sé: autocontrollo, conservazione e trasmutazione. Una volta presi questi tre passaggi, la vite (colonna spinale) germoglierà, fiorirà e porterà frutti (l’apertura dei centri della testa), e la coppa del sacro Graal sarà formata per ricevere il vino dello spirito. L’uomo avrà allora sviluppato il corpo nel quale funzionerà la Nuova Razza. Ancora, i tre canestri rappresentano i tre passaggi sul sentiero dell’illuminazione. Essi sono pieni di pane, il pane della vita fatti coi frutti dei campi, privi di passionalità. Si trovano sulla testa perché lì ha il suo trono l’Ego. Vi si trovano anche gli organi che, quando vengano risvegliati attraverso la conservazione e la trasmutazione della forza vitale, aprono la vista ai mondi spirituali. Gli uccelli rappresentano le facoltà alate dello spirito in espansione e in attività, e la loro sostanza è il pane conservato (crescita delle forze vitali).
Il panettiere fu impiccato. Il Cristo fu crocifisso. Questi fatti rappresentano la resa finale del fisico e la liberazione dello spirito dalla croce della materia.”

[28] L’umiltà è una dote necessaria per accedere all’ispirazione divina. Dove i saggi, privi di umiltà che facevano appello solo alla propria erudizione fallirono, riuscirà Giuseppe.

[29] Ecco la dimostrazione dell’umiltà di Giuseppe, con la conseguente capacità di accesso alla conoscenza superiore.

[30] Ecco cosa qualificava Giuseppe: l’abito finissimo, cioè il dorato manto nuziale che aveva sviluppato.

[31] “Zafnat-Paneach” significa “colui che rivela cose nascoste”.

[32] Il testo biblico ufficiale dice che Asenat era figlia di Potifar, mentre i testi apocrifi dicono che era figlia di Dina, la figlia di Giacobbe. Entrambe le versioni indicano in lei il principio dell’amore femminile nell’aspetto spirituale.

[33] “Manasse” vuol dire “dimenticare”: una volta raggiunto il conseguimento, tutti i dolori superati lungo il cammino vengono dimenticati, anzi sono considerati con gratitudine per il risultato che hanno condotto con sé.

[34] “Efraim” vuol dire “fecondo”.

[35] Tutto quanto ricade sotto il regno materiale soffre di questa alternanza, di questa insicurezza che porta con sé dolore e preoccupazione. Solo nello spirito l’uomo può trovare davvero la stabilità e il proprio centro. Giuseppe aveva conservato la forza vitale, e tramite la vita di purezza poteva sollevarsi sopra l’instabilità materiale. Questa forza vitale, il grano, si trova nel plesso solare, l’Egitto, e viene radunato dalla mente superiore, Giuseppe (il Sagittario) nei centri della testa, i granai, per essere messo a disposizione di chiunque. Il Sagittario infatti governa la salita del fuoco-spirito spinale.